Domenica, 01 Luglio 2012 13:02

Religiosità nel Mezzogiorno. Una nuova questione meridionale

Scritto da  Gerardo

Da Domenico Pizzuti riceviamo una riflessione sulla Messa in latino da parte di alcuni professionisti napoletani e più in generale sulla religiosità nel Mezzogiorno.
Buona lettura!




Religiosità nel Mezzogiorno. Una nuova questione meridionale
di Domenico Pizzuti


La querelle suscitata dalla richiesta di alcuni professionisti napoletani di una celebrazione della Messa in latino secondo il rito esistente prima della riforma liturgica, che avrebbe incontrato ostacoli da parte di ecclesiastici alla sua realizzazione, non merita più di una menzione giornalistica che richiama il “foklore locale” evocato dal Ceo di Fiat Marchionne per la vicenda giudiziaria di Pomigliano d’Arco, ma qualche riflessione ulteriore non puramente formale. La richiesta di autorizzazione se non altro mette in evidenza la regolazione del “campo religioso” da parte delle autorità ecclesiastiche specialmente in campo liturgico per evitare singolarità e stranezze, e quindi il potere clericale accettato spesso passivamente dei fedeli perché “è cosa loro”. Per non nascondere una “riclerizzazione” diffusa all’interno della chiesa cattolica in Italia ma non solo.

Questa notizia, su un piano interpretativo, mi ha richiamato la categoria weberiana di “ceto” e di “onore di ceto” nella stratificazione sociale riguardante le superstiti aristocrazie, che si implementa con i matrimoni, il convivium tra pari, ed uno stile di vita. Oltre al maggiordomo filippino o indiano, le vacanze a Capri o in costiera, si chiede, secondo un criterio di distinzione sociale, la Messa in latino in memoria dei bei tempi passati in cui il sacerdote volgeva le spalle al popolo e declamava le preghiere il latino e solo alcuni acculturati potevano comprendere. Non siano contrari per principio a tali celebrazioni, ma verrebbe da dire “siamo seri” ci vuol ben altro per partecipare con consapevolezza alle celebrazioni della Messa e soprattutto per impegnarsi a superare cristallizzazioni e disuguaglianze sociali nel nostro territorio.

Questo episodio è un indice di orientamenti, atteggiamenti e comportamenti religiosi che non sono solo foklore ed ininfluenti nella vita sociale, soprattutto nella vita quotidiana di cittadini, e richiama la problematica della modernizzazione religiosa nell’ambito di processi di sviluppo, crescita sociali e civili. Gli studi sulla religiosità del Mezzogiorno in prospettiva sociologica hanno messo in evidenza il superamento definitivo della religiosità magico-sacrale e popolare nel Mezzogiorno con una omogeneizzazione al resto del paese di credenze, pratiche e partecipazione religiosa, e differenziazione e pluralizzazione religiosa secondo tipologie sociologiche. Una recente ricerca statistica sulla secolarizzazione in Italia (Roberto Cartocci, “Geografia dell’Italia cattolica”, Il Mulino, Bologna 2011) evidenzia un nuovo aspetto della questione meridionale: «Il Mezzogiorno come area in cui il sentimento cattolico e la fiducia nella chiesa sono più uniformemente diffuse» (p. 8) e secondo un indicatore regionale di secolarizzazione in riferimento alla pratica religiosa si avverte che «In definitiva la polarizzazione più evidente contrappone il Mezzogiorno a tutte e altre regioni. Infatti la pratica religiosa presenta valori più alti nelle regioni del Mezzogiorno continentale ed in Sicilia» (p. 43). Sulla base di questo saldo la Campania si presenta come l’area meno secolarizzata del paese (-31.7), e le regioni del Nord-Est del paese, caratterizzate da un secolare insediamento della cultura “bianca”, mostrano tra i valori negativi più elevati del Nord e sono attualmente meno permeate da valori cattolici. Emerge poi un particolare in controtendenza per il Comune di Napoli, in cui il tasso di matrimoni civili cessa di crescere dopo il 1986, un dato che senza ricorrere ad una ripresa di valori cattolici a nostro avviso richiede piuttosto una verifica della attendibilità delle fonti statistiche.

Fondatamente secondo altri studi di carattere culturale si può mettere in campo il “ground bass”, il “basso continuo religioso” o motivo di fondo della religiosità del Mezzogiorno, non solo facendo riferimento allo schieramento di statue del Salvatore, della Madonna, di Padre Pio ecc che si osservano nei diversi Lotti di edilizia popolare nel quartiere Scampia, o all’imponente Statua del Salvatore denominato “Cristo degli spacciatori” nei pressi del Lotto P. C’è un “rumore di fondo” che non è solo l’adesione alla religione di chiesa o istituzionale, ma un devozionismo o ricorso alla protezione di santi e madonne, un ricerca di rassicurazione di una condizione di precarietà ed incertezza, una familiarità con figure del mondo celeste. La persistenza di un immaginario religioso tradizionale non solo in praticanti ma anche in appartenenti a famiglie della criminalità organizzata.

Una domanda in ogni modo si pone di fronte a questo panorama religioso: «Perché al senso religioso del Sud, non si accompagnano un’analoga coscienza civica, un’attenzione per la sfera pubblica, per la partecipazione alla vita civile?». E solo questione di una acculturazione religiosa tradizionale o di un fede liberante che si incarna nella storia e nelle vicende umane.

Napoli 29 giugno 2012

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